Protesi peniene

La protesi peniena: con la chirurgia del pene puoi tornare ad una vita sessuale soddisfacente


Il Dr Pozza dal 1983 ha impiantato 411 protesi peniene in silicone e 156 protesi peniene idrauliche. In genere il paziente si opera lo stesso giorno del ricovero in casa di cura, dopo una terapia profilattica antibiotica. Viene usata una anestesia periferica (spinale) o anche una anestesia locale con sedazione in caso di protesi non idrauliche. Il paziente, in genere, viene dimesso il giorno successivo. In pochi giorni ritorna alla sua attività relazionale normale, può uscire, guidare la macchina, riprendere il lavoro. La ripresa dell’attività sessuale dopo la protesi peniene in genere dopo 20-30 giorni. Dopo 6-12 mesi i pazienti riferiscono di non accorgersi più della presenza delle protesi. L’86% dei pazienti dichiarano che avrebbero consigliato al “migliore amico” tale soluzione. L’80% delle mogli si dichiarano favorevoli a tale scelta dei loro partner.


In molti casi le donne non si accorgono di tale nuova situazione del pene. Purtroppo esistono delle complicanze, sempre possibili in Chirurgia, di tipo meccanico (nel 2% delle protesi malleabili e nel 15% delle Idrauliche) ed infettivo (6%) che hanno richiesto l’espianto delle protesi con necessità di un eventuale reimpianto dopo alcuni mesi. In caso di guasti meccanici le protesi hanno una garanzia a vita e vengono sostituite senza costi dalle Case produttrici Il paziente con la protesi peniena può praticare qualsiasi tipo di attività sportiva.
Le protesi non sono visibili (protesi idrauliche) o sono facilmente occultabili con degli slip aderenti (protesi malleabili) consentendo di andare al mare, fare sport. Le protesi peniene danno la grande possibilità di avere rapporti in qualsiasi circostanza, con ripresa della spontaneità.

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La protesi peniena e la sua storia


La chirurgia dell’erezione comincia a svilupparsi nel 1971 con la scoperta del silicone polimerizzato. Si scopre la possibilità di tenere “rigido” il pene di un paziente in maniera artificiale. Se il tessuto spongioso cavernoso non è più in grado di riempirsi di sangue e di trattenerlo al suo interno tanto da ottenere uno stato di rigidità compatibile con una penetrazione sessuale e con il suo mantenimento per un tempo adeguato al piacere del maschio e della partner, questo tessuto può essere sostituito con dei cilindri rigidi, di silicone, che possono essere inseriti all’interno dei corpi cavernosi senza essere visibili dall’esterno, senza modificare l’aspetto del pene, la sua sensibilità tattile e la percezione del ”piacere” derivante dalla penetrazione sessuale. Con le protesi peniene (endocavernose) il maschio è in condizioni di penetrare, in qualsiasi momento o circostanza, senza necessità di particolari preliminari e di mantenere la rigidità anche dopo il raggiungimento della eiaculazione e dell’orgasmo.

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Le prime protesi ad avere un utilizzo diffuso sono state quelle di Subrini e di Small-Carrion (protesi semirigide) costituite da due cilindri di silicone polimerizzato. Vennero presto presentati ed utilizzati dei cilindri in silicone che contenevano al loro interno un filamento metallico (AMS600) in modo tale da garantire una migliore rigidità e flessibilità-malleabilità dei cilindri protesici e, quindi, del pene. Il principio su cui si basa l’azione delle protesi malleabili o semirigide non è sostanzialmente cambiato negli ultimi 40 anni anche se sono state proposte moltissime varianti. Svariate decine di migliaia di maschi hanno avuto un impianto protesico penieno di tipo malleabile con buona soddisfazione ed ancor oggi si continua ad operare pazienti affetti da DE. Quasi contemporaneamente, negli anni ’70, B. Scott propose di inserire negli spazi cavernosi del pene due serbatoi in silicone connessi con dei tubicini ad un serbatoio che veniva posizionato all’interno dell’addome e collegati ad una piccola pompa, collocata nello scroto, che consentiva di gonfiare i cilindri cavernosi, non più con il sangue ma con un liquido contenuto nel serbatoio addominale, tanto da ottenere una buona rigidità e capacità penetrativa per un tempo scelto dal paziente che, alla fine del rapporto sessuale può “sgonfiare” i cilindri con una semplice manovra sulla pompa.


L’intervento chirurgico richiede 1-2 giorni di ricovero, l’anestesia può essere locale con blanda sedazione o peridurale. L’incisione può essere di 4-5 cm sulla linea mediana scrotale. Vengono aperti i corpi cavernosi ed inseriti i cilindri protesici. Deve essere posizionato un catetere vescicale. La pompa viene posizionata in sede scrotale. Il serbatoio generalmente viene inserito attraverso la medesima incisione nello spazio prevescicale, oppure in sede lontana extraperitoneale in caso di pregressi interventi pelvici. Il paziente viene fasciato in maniera completa per passare la prima e spesso unica notte di degenza. Dopo alcuni giorni la pompa può essere facilmente attivata dalle dita del paziente ottenendo una ottimale rigidità peniena fino a quando il paziente lo ritenga opportuno; in simile modo si effettua lo sgonfiaggio; il risultato finale è quello di un pene sostanzialmente flaccido in stato di riposo.
Il grande vantaggio delle protesi idrauliche è di avere una rigidità peniena solo durante l’attività sessuale consentendo di occultare, nascondere, l’erezione negli altri momenti della vita di relazione. Quindi il paziente potrebbe nascondere la protesi alla partner e durante la attività lavorativa, sportiva, ricreativa. Anche per le protesi peniene idrauliche, nel corso dei decenni sono state applicate piccole variazioni per una migliore gestione e funzionalità ma mantenendo i presupposti dei modelli iniziali

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Protesi peniene idrauliche sono state “impiantate”, “applicate” a decine di migliaia di maschi con ottimi risultati. Più dell’85% dei maschi operati si dichiarano soddisfatti della scelta protesica. Quasi tutti consiglierebbero “al migliore amico” di operarsi. Gli inconvenienti sono legati alla occultabilità della protesi e del pene rigido. Una certa perdita di sensibilità del glande; una sensazione di accorciamento dell’asta; difficoltà minzionali o di endoscopia urologica (nei casi di protesi semirigide). Dal 1983 al 2023 il Dottor Pozza, ha posizionato protesi peniene in 566 pazienti di età compresa tra 18 ed 86 anni. Tutti i pazienti si erano rivolti al dottor Pozza per la difficoltà o incapacità ad avere una erezione idonea a consentire un rapporto sessuale. Le protesi peniene esistono dal 1972 e quindi, fino al 1988 non esisteva altra soluzione. L’introduzione delle iniezioni nel pene con PGE1 (1987) e del Viagra (1997) hanno cambiato il tipo di soluzione del Deficit Erettile.

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